Il diesse Pietro Accardi ha fatto il punto sul mercato. Una lunga analisi per descrivere la situazione in casa Empoli e commentare anche alcune scelte passate, come ad esempio l’esonero di Muzzi.

«Volevamo alzare il livello della squadra – dice lo stesso Accardi – e pensiamo di esserci riusciti. In realtà anche a inizio stagione eravamo contenti del lavoro fatto, c’era entusiasmo nell’ambiente. Ci eravamo presi però dei rischi, come del resto l’Empoli ha sempre fatto: purtroppo certe scommesse sono andate perse e ci assumiamo le responsabilità degli errori. Ma abbiamo sempre affrontato tutte le situazioni con la volontà di invertire la rotta».

Si parla di Muzzi e di Marino. «Siamo stati per anni prigionieri dell’idea di un calcio particolare. Volevamo riprendere il solco tracciato da Andreazzoli e siamo andati su un allenatore che conoscevamo e che potesse ripercorrerlo – dice il diesse – ma non ha funzionato. Come mai non è stato mandato via prima? Perché le prestazioni di fine 2019 ci erano piaciute. Poi però le prime due partite del 2020 hanno detto altro e quindi abbiamo cercato un tecnico esperto. Un allenatore che desse una svolta anche sotto il profilo tattico e del gioco, per non essere più prigionieri di un’idea».

Un commento sulle operazioni, in particolare La Gumina. «Non lo sento come un fallimento, anche se qui la sua esperienza non è stata del tutto positiva. Però – dice Accardi – rifarei l’investimento, alla fine avevamo ben tre squadre di A che lo volevano e questo testimonia la stima che tutti hanno di lui». Adesso non si fissano obiettivi. «Vogliamo innanzitutto venir fuori da questa situazione. Mi sento fiducioso, avverto una voglia di riscatto da parte di tutti, in primis dei calciatori che sono i primi ad esserci rimasti male. Tutti insieme dobbiamo dare continuità e non cadere negli errori passati. Serve massimo equilibrio», dice il dirigente. Che poi parla ai tifosi. «Le critiche nei miei confronti dispiacciono – conclude – ma io conosco soltanto una strada per fargli cambiare idea ed è quella del lavoro e dei risultati»