Empoli accoglie nuovamente Andrea Fulignati, non solo come calciatore, ma come un vero e proprio “figlio” tornato a casa. La sua presentazione ha rivelato un profondo legame emotivo con la città e la squadra, un sentimento che va oltre il mero professionismo.

Fulignati ha descritto il suo ritorno a Empoli come un’emozione travolgente: “ero non contento di più non vedevo non vedevo l’ora”. Ha dichiarato che Empoli è “casa sua” e di sentirsi “nel posto giusto nel momento giusto”, sottolineando l’affetto delle persone che conosce e che gli vogliono bene. Questo sentimento è così forte che, nonostante la promozione in Serie A con la Cremonese, l’ipotesi di tornare a Empoli lo ha fatto quasi smettere di pensare alla massima serie. La sua volontà, dopo essersela conquistata, sarebbe stata quella di rimanere in Serie A, ma di fronte a una scelta diversa da parte della società, non avrebbe avuto rimorsi.

La carriera di Fulignati è stata un percorso di crescita e trasformazione. La sua prima esperienza a Empoli, arrivata dopo aver contribuito alla retrocessione del club, non andò come sperato. Successivamente, dopo parentesi all’Ascoli, ha ritrovato se stesso a Catanzaro sotto la guida di mister Vivarini. È qui che è avvenuta la sua metamorfosi: da semplice portiere a un “Neuer che gioca con piedi che non sbaglia un passaggio che è sicuro quasi arrogante”.

Fulignati spiega che queste caratteristiche le ha sempre avute, ma ha avuto la fortuna di trovare il “contesto giusto” e un allenatore che credesse fortemente in questo tipo di interpretazione del ruolo. La disponibilità dell’intera squadra è stata fondamentale, poiché “se il portiere anche se è bravo coi piedi fa poco” da solo.

Questa richiesta di un portiere “giocatore” era agli inizi durante la sua prima parentesi empolese, mentre oggi è quasi “esasperata”.

Andrea Fulignati porta con sé l’esperienza di una promozione in Serie A ottenuta lo scorso anno con la Cremonese. Sa che Empoli è una “realtà importantissima” che ha militato in Serie A negli ultimi quattro anni. Il suo contributo sarà “l’esperienza fatta negli ultimi anni soprattutto della Serie B”, dato che per l’Empoli, dopo quattro anni, tornare in cadetteria potrebbe essere “una cosa diversa” rispetto all’ultima vittoria del campionato. Sarà una “porta aperta” per la squadra e la società, laddove ci sarà bisogno della sua esperienza.

Riguardo al campionato di Serie B, Fulignati ha idee chiare: è “più che insidioso” e la lista di squadre retrocesse dalla Serie A che si ritrovano in difficoltà in cadetteria è “infinita”. Il suo consiglio è di mantenere la “massima attenzione”. Ha notato che il campionato rimane in equilibrio fino a marzo, e chi è in fondo può risalire e viceversa. È fondamentale “essere bravi a rimanere più tranquilli possibile” per far emergere la “spensieratezza che possono avere i giovani”. Creare “troppe aspettative” rischia di essere un’ “arma a doppio taglio”.Ha elogiato i numerosi giovani presenti in squadra, notando la loro “grandissima attitudine a lavorare” e una “testa” già pronta ad affrontare un ambiente di “grandi”, riconoscendo in loro il “marchio Empoli”.

Nella sua prima apparizione con l’Empoli, nell’amichevole contro il Sassuolo, Fulignati è apparso già come un “leader della difesa”. Ha spiegato che la partecipazione del portiere risalta di più quando è “tanto coinvolti nel gioco in quello che chiede il mister”. L’Empoli ha fatto un’ottima partita, specialmente nella “fase di non possesso palla”.

Ha apprezzato come i ragazzi cerchino di mettere in pratica le richieste del mister “in maniera maniacale”. L’obiettivo era non perdere i duelli e farsi sentire, anche se in amichevole, dato che le partite ufficiali si avvicinano. La squadra è stata “abbastanza ordinata” anche nel finale, difendendosi più bassa. Sebbene ci siano state difficoltà nella gestione del pallone a causa dell’ottima chiusura del Sassuolo, Fulignati vede questo come parte di un percorso appena iniziato, che migliorerà con il tempo.

Il legame di Fulignati con Empoli non è solo professionale ma anche radicato nella sua infanzia. Originario di Montelupo (zona dell’Ambrogiana), ha raccontato di aver sempre seguito l’Empoli fin da piccolo con il padre, seduto nella parte alta della “Maratona”.

Crescendo, si è spostato nella parte bassa con gli amici, fino alla sua partenza per Palermo a 17 anni. Quando poteva, era sempre allo stadio. Questa connessione personale rende il suo ritorno ancora più speciale e significativo per l’ambiente empolese.