(foto empolifc.com)


La partita appena trascorsa è stata un fulmine a ciel sereno per chi era abituato a vedere un Empoli poco aggressivo, poco volitivo e non disposto a tutto pur di invertire un trend veramente poco confortante.
Ci eravamo lasciati nell’ultimo articolo “Verona e le sfide di Nicola” con i dati che ci rendevano un Empoli con poca pericolosità/qualità nelle occasioni di tiro e con la necessità di creare situazioni dove la probabilità/pericolosità di segnare fosse più alta e da posizioni di tiro migliori.

La sfida con l’A.C. Monza, realtà detentrice di una precisa identità tattica, con individualità di rilievo e con un management di livello, ha visto realizzare tutto questo.
Ma andiamo con ordine.

Se una persona che non conosce l’esito del match guardasse ad alcune statistiche base come possesso palla, numero di tiri e passaggi riusciti, potrebbe direbbe che il pallino della partita è stato in mano al Monza; così non è stato. L’Empoli è stato estremamente efficiente e pragmatico come non mai in questo campionato.

Legenda: i cerchi sono i tiri, le stelle i gol: più grande è la forma, maggiore è la probabilità di segnare associata a quel tiro.

L’indicatore di Expected Goals per gli azzurri è risultato più basso dei gol realizzati (1,78 xG): ciò significa che l’Empoli è riuscito a sfruttare al massimo le occasioni da gol create, ottenendo quel cinismo realizzativo che non ha mai avuto finora. 3 gol su 5 tiri in porta su 9 tiri totali rendono percentuali di realizzazione ottime. Il Monza, al contrario ha segnato un xG dello 0,87, che deriva dalla buona occasione occorsa a Dani Mota Carvalho al 54’ e da tutta una serie di tiri (15 in totale) poco pericolosi e da posizioni disparate. Il grafico mostrato rende in un sol colpo la differenza tra le due squadre: L’Empoli che capitalizza poche occasioni ma da posizioni e situazioni molto favorevoli e pericolose e un Monza che non riesce a produrre conclusioni di rilievo e in posizioni utili. Fino a Verona tali risultati sarebbero stati più vicini agli azzurri che non ai brianzoli.


Perché questo? L’Empoli ha fatto quello che una squadra nelle sue condizioni di classifica deve fare: giocare con aggressività e corsa, essere estremamente accorta nella fase di non possesso, abbassandosi anche più del necessario a volte, ma riuscendo a ripartire in modo corale, con organizzazione e, soprattutto, con voglia e pericolosità. L’aver lasciato le pretese in fase di possesso di un giro palla veloce, di scambi continui e rapidi o particolari giocate è stata la fortuna della squadra in questa partita. Probabilmente l’essere più liberi dalla necessità di esprimere un gioco esteticamente “bello”, ha permesso alla squadra di riuscire a ripartire meglio e più in verticale del solito.


Sembra che l’arrivo di Mister Nicola abbia, per così dire, “semplificato le cose” alla squadra, puntando per il momento su pochi e concreti concetti.
Di rilievo è poi l’atteggiamento dimostrato dalla squadra: molta aggressività e voglia in più. Due esempi lampanti sono il primo tempo di Cerri e la lotta di Marin per strappare la palla a Colpani al 53’. In quegli episodi c’è la voglia di salvarsi e di non arrendersi a un destino che molti, magari con sufficienza, vedono già segnato per l’Empoli. Di sicuro il cambio di Mister è sempre una spinta di per sé; c’è da augurarsi che la grinta e il carattere di Davide Nicola abbiano già iniziato a permeare la squadra e la accompagnino fino a fine campionato.


Infine, come non sottolineare la straordinaria prestazione del figliol prodigo Zurkowski che sembra finalmente aver riabbracciato una società, una tifoseria e una città che in questo momento rappresentano “casa” e che gli permettono di avere intorno un ambiente ideale, anche per segnare numeri da record in appena due partite. La sua efficienza realizzativa è del 100%: 4 gol su 4 tiri, reti segnate con difficoltà importanti visto che le probabilità di realizzare quelle segnature mediamente avrebbero reso quasi un gol (0,88 xG) invece che 4. Grande quindi la qualità che è riuscito a instillare nelle conclusioni azzurre, nonché nel gioco grazie alla sua fisicità, alla capacità di inserirsi costantemente ed essere presente su molte seconde palle, nonché coprire e contrastare. Per lui sono stati 12,15 i km percorsi nel match.

C’è solo da augurarsi che quella col Monza non sia l’eccezione ma l’inizio di un percorso di risalita e di consapevolezza che solo con impegno, sacrificio e senza tanti fronzoli potranno portare gli azzurri a festeggiare la terza salvezza consecutiva.