Aurelio Andreazzoli domenica festeggerà i 70 anni e lo farà in campo e poi in ritiro con l’Empoli, impegnato il giorno dopo a Frosinone: “Non riesco a pensare di essere così adulto. A volte ragiono ancora come un 18enne, altre come un 30enne”.

Questa mattina La Gazzetta dello Sport è uscita a tutta pagina un’ intervista di G.B. Oliveri al tecnico dell’Empoli.

Ecco alcuni passi.

“A Empoli il mio ultimo ballo? Mi sono scoperto bugiardo in passato già un paio di volte: taccio. Mi piace la soddisfazione di essere apprezzato per ciò che faccio e per come mi comporto. Alla mia età non hai paure, solo speranze e obiettivi. E io voglio fortemente la salvezza”.

Come sono le sue chiacchierate con Spalletti?

“Purtroppo brevi e saltuarie. Abbiamo passato tanto tempo insieme, mi manca vivere il nostro rapporto, ma il sentimento è rimasto. Un sentimento fortissimo. Ho perso i miei fratelli, Luciano è come se lo fosse”.

Chi vi ha trasmesso il gusto per il bello?

“Credo sia innato. Se la partita non mi piace, non mi dà gusto nemmeno se vinco. Io faccio pochi gesti rispetto ai miei colleghi durante la partita, perché mi piace guardarla. E spesso me la godo, se fatta come dico io”.

Va in panchina dal 1985. Qual è il calcio che più ha amato?

“Quello di oggi: più studiato, veloce, resistente. Complicato. Tutto è cambiato: gli spazi, i tempi, la velocità, la forza dei rivali, l’abilità degli allenatori nel crearti le difficoltà. Una sfida bellissima”.

C’è ancora il tempo e la voglia di insegnare uno stop? O si prova a migliorare la tecnica attraverso la tattica?

“Noi cerchiamo di abbinare entrambe le cose. Facciamo sempre due esercitazioni da otto minuti a inizio allenamento, in cui proviamo situazioni da ripetere in partita: lì c’è la tecnica collegata alla tattica. E ho visto che queste situazioni restano con chiarezza nei giocatori”.