
Un primato annunciato?
Chiunque abbia avuto modo di seguire la compagine azzurra in queste prime otto giornate di campionato si sarà reso conto dell’aspetto che sta contraddistinguendo finora l’Empoli di quest’anno: l’incapacità di fare gol.
Questo blocco realizzativo è talmente grande da essere valso il primato, tra i campionati di tutti i Paesi europei e di Turchia e Russia, di squadra con il minor numero di goal realizzati (1) all’8° giornata di campionato.
Sebbene siamo all’inizio della competizione e la squadra debba ben assimilare il gioco voluto da Mister Andreazzoli, risulta interessante capire se i numeri confermano che è solo questione di tempo per riportare il numero di segnature su livelli più alti, oppure se ci siano aspetti che fanno presagire problematiche.
Tiri e gol
Un primo indicatore che ci aiuta a capire meglio la situazione è il più semplice: il rapporto tra gol e tiri totali effettuati. Sebbene sembri un concetto banale, fare goal, seppur pochi ma a fronte di pochi tiri effettuati dimostra capacità realizzativa. L’Empoli ha un 1% di tasso di conversione dei tiri in goal: ovvero fa goal circa ogni 100 tiri effettuati, infatti finora è stato realizzato un goal su 93 tiri totali.
È quest’ultimo dato a sorprendere perché sono lo stesso numero di tiri del Milan che ha realizzato 16 goal, del Lecce (9 goal) e del Bologna (13 goal) e un valore poco più grande di quello della Fiorentina (91 tiri) che di goal ne ha fatti 17.
Allora dove è il problema? Se guardiamo ai tiri in porta questi sono stati solo 26; il loro rapporto con i goal fatti è appena il 4%, il valore più basso della Serie A che ha una media del 34%. Verrebbe da pensare che le occasioni da goal non sono state poi così nitide, invece la pericolosità totale delle azioni basata sugli expected goals (xG) è di 7,9 e non sembra troppo distante dalla media della Serie A posta a 8,4. Quindi che se abbiamo fatto un solo goal a fronte di un buon numero di tiri da posizioni non così “impossibili” (tant’è che avremmo dovuto realizzare in teoria altri 7 goal) il problema è che i nostri attaccanti sbagliano troppo?
Dov’è il problema?
Come spesso accade la realtà è sempre più complessa dell’apparenza.
Sicuramente alcune occasioni avrebbero dovuto essere sfruttate meglio: per fare alcuni esempi vengono subito in mente il tiro di Gyasi al 41’ di Empoli Verona con il corpo totalmente sbilanciato all’indietro, mentre pochi minuti prima aveva sbagliato il movimento sul cross basso all’indietro (cutback) di Caputo; guardando all’ultima partita con l’Udinese si ripensa al tiro in acrobazia di Cancellieri all’89’ che avrebbe potuto scegliere un’altra modalità di tiro più semplice come il colpo di testa. La scelta del passaggio alto invece del filtrante basso di ritorno di Gyasi per Cambiaghi al 94’ ha costretto il giovane monzese a tirare al volo di prima e via dicendo.
D’altro canto al di là delle scelte dei calciatori c’è sempre una certa strategia nelle catene di passaggi o nelle tattiche per mettere i calciatori in condizioni di poter concludere nel migliore dei modi e nelle posizioni più pericolose. Proprio guardando ai passaggi, emergono dati interessanti: l’Empoli ha una bassa percentuale di passaggi riusciti, soprattutto quelli oltre i 27 metri. Basso anche il numero di quelli che portano direttamente a un tiro.
Se si analizza il tipo di passaggi, si nota che l’Empoli ne ha pochi con palla in gioco rispetto alla media del campionato, mentre un numero mediamente alto si ritrova per i cross. Questo non significa che la squadra non provi ad andare in verticale: il numero di passaggi filtranti è secondo solo a Inter, Fiorentina e Milan. Il nostro Razvan Marin si distingue come il terzo giocatore in Serie A per numero di filtranti effettuati. Tuttavia, arrivati in prossimità dell’area, sulla tre quarti avanzata, il possesso palla diminuisce molto, come se ci si arrestasse e non vi fossero molte soluzioni per creare spazi.
L’Empoli dimostra fragilità riguardo al numero di perdite di possesso palla a seguito di pressione avversaria che non viene compensato da un buon recupero palla: insieme al Verona gli azzurri hanno la percentuale più bassa di palle recuperate (40%).
A livello di singolo giocatore, Matteo Cancellieri è tra i migliori calciatori in Serie A sotto questo aspetto (6°). Un altro giocatore che si fa notare nelle classifiche del campionato è Youssef Maleh riguardo ai contrasti e ai passaggi avversari bloccati; in lui l’Empoli ha trovato un buon incontrista.
E quindi?
Sommando quanto ci dicono i numeri sembrerebbe che gli azzurri al di là di trovare maggiore semplicità e pragmaticità nelle conclusioni da parte degli attaccanti, necessiterebbero di uno sviluppo del gioco che fosse sostenuto da più effettivi possibile con transizioni corali, cercando di ricercare la profondità e la creazione di spazi con soluzioni che possano aumentare la qualità delle posizioni da dove si conclude.
A questo deve essere aggiunta una maggiore precisione nei passaggi che, per parte, può derivare anche dal non aver assimilato ancora bene quello che vuole il Mister. Al contempo si dovrà lavorare sulle palle perse e sulla successiva riaggressione. Nei club più strutturati solitamente il tasso di recupero palla a seguito di una riaggressione di 5 secondi per il 70% delle volte riesce.
Ciò che consola è che la stagione 2021/2022 per molti versi non ha avuto dati drammaticamente diversi da quelli che la squadra sta per adesso dimostrando se si escludono goal e expected Goals: ad esclusione di Žurkowski, quell’anno tutti i realizzatori furono in linea con gli expected goals e in alcuni casi addirittura li superarono di molto (Di Francesco). Una grande differenza la fecero però due giocatori che azzurri non lo sono più: Nedim Bajrami e, soprattutto, Andrea Pinamonti.
Andrea Taddei