La convocazione di Guglielmo Vicario in Nazionale è una vittoria per l’Empoli, è il coronamento di una crescita sensazionale del giocatore e di una scelta azzeccata da parte di Accardi e della società. Dato per assodato questo punto molto positivo, c’è una domanda da rivolgere a Roberto Mancini, ct dell’Italia: perché non ha convocato Fabiano Parisi?

L’Italia viene dal mancato accesso al Mondiale e, se possibile, da una figura ancor più barbina rispetto a Italia-Svezia. In FIGC e nell’ambiente azzurro si è parlato di rifondazione e di nuove leve in nazionale e il pensiero è stato condiviso da molti. Poi però si guardano le convocazioni per la Nations League – che, anche se la fanno passare per un mix tra Mondiale e Champions, rimane robetta – e si trovano molti degli stessi che c’erano con la Macedonia del Nord.

Parisi ha iniziato la stagione da potenziale campione, eppure evidentemente Emerson Palmieri (320 minuti tra Premier e coppe) viene considerato ancor più all’altezza. L’empolese è giovane e ha potenziale ma viene lasciato ancora in Under 21 per due amichevoli inutili (e anche sull’U21 si potrebbe aprire un capitolo, è un’altra storia). Il discorso Parisi vale per molti altri calciatori come Udogie, Ricci, Maggiore eccetera eccetera.

Va da sé che anche un Bandinelli o, allargando a altre squadre, un S.Bastoni faticano a imporsi per la Nazionale pur giocando benissimo. E Vicario, la cui chiamata è sacrosanta, ha dovuto aspettare settembre nonostante già a maggio fosse stato il miglior portiere italiano della A. La rifondazione voluta da Mancini non è una rifondazione. Il calcio italiano è il Gattopardo, ormai lo abbiamo capito. Però per far ripartire una nazionale allo sbando e innalzare il livello di una Serie A mediocre, bisogna cominciare a puntare sui Parisi (e gli Udogie, i Ricci e altri).

Gianmarco Lotti