(foto Ascoli Calcio)


Paolo Zanetti sarà il nuovo allenatore dell’Empoli. Nato in Veneto, sposato da pochissimo, padre di una bambina, compirà quarant’anni a dicembre e sarà uno dei tecnici più giovani della Serie A 2022-23. Viene dall’esperienza di Venezia, in cui ha alternato risultati meravigliosi a una flessione sfociata nell’esonero poche settimane fa. A proposito di esperienza, pur essendo giovanissimo ha già attraversato momenti importanti. Dopo l’esordio nelle giovanili della Reggiana, è passato al Sudtirol, che per i tecnici è garanzia di successo (Vecchi, Javorcic, Stroppa lo dimostrano). In seguito la parentesi sfortunata di Ascoli, dove la sua squadra ha stupito ma lui è stato esonerato nello sbigottimento generale. Infine Venezia: arrivato in mezzo all’affare Dionisi, ha portato i lagunari in A ma non è riuscito a salvarli.

Ex centrocampista, torna a Empoli dopo i tre anni tra Serie B e Serie A quando era un giovane imberbe. Cosa porterà agli azzurri? Che tipo di allenatore sarà? Le risposte dipendono tutte dal calciomercato e dalla squadra che avrà tra le mani il nuovo tecnico empolese, ma comunque si può già cominciare a intravedere quale sarà il suo credo, come presumibilmente imposterà l’Empoli. Partiamo dal modulo, dato che c’è chi ha già dato per assodato che l’Empoli del futuro giocherà col 4-3-3. Pensarlo potrebbe essere un errore. In primis perché bisogna attendere il mercato, ovviamente, e poi perché in A col Venezia quello di Zanetti non è mai stato un vero 4-3-3. Non bisogna aspettarsi il tridente come a Empoli si è visto con Marino o qualcosa di zemaniano, tutt’altro. Molto più realisticamente Zanetti è stato preso perché per gran parte della sua carriera ha cucito addosso alle squadre il 4-3-1-2 tanto caro a Monteboro.

L’attacco delle squadre di Zanetti prescinde spesso da un trequartista. Aramu è l’esempio ideale, ma potrebbe esserlo pure Ninkovic dai tempi di Ascoli. Non dei veri e propri dieci, ma neppure degli attaccanti. Gente in grado di spaziare nelle fette di campo lasciate dalle marcature avversarie – “giocare tra i corpi” direbbe Spalletti – e di creare la superiorità numerica. Come? Non tanto coi dribbling ma con le giocate, in particolare con le verticalizzazioni o con i tagli dentro al campo. Aramu è stato un trequartista atipico nel Venezia 2021-22, che aveva in Henry il terminale offensivo e in Okereke (o chi per lui) una valida seconda punta: l’ex granata partiva non dal centro del campo, ma leggermente spostato più a destra, in modo da trovare l’ampiezza per il suo sinistro e servire i compagni o lasciare spazio alle scorribande di difensori (Mazzocchi, quando c’era) e centrocampisti. Non un 4-3-3 vero, dunque.

Il baricentro è alto, come ormai vuole la nuova tradizione calcistica italiana anche per le piccole (ancora un grazie all’Empoli di Sarri, se lo merita). Il centrocampo tocca molti palloni e fa girare la sfera in maniera incessante, senza mai forzare troppo la giocata. Le squadre di Zanetti sanno aspettare, ma hanno la pecca a volte di aspettare troppo, quindi di non essere troppo pungenti e rapide quando dovrebbero: c’è tempo per migliorare e arrivare con più frequenza e precisione alla conclusione. Un pregio invece è dato dalla volontà delle sue squadre di non rinunciare mai al fraseggio, specie nei pressi dell’area di rigore. Se dovesse rimanere Asllani, sarebbe il perno perfetto per il centrocampo, il cervello ideale come lo è stato Busio. Zurkowski sarebbe un incursore coi fiocchi, in grado di sfruttare le aree create dalla ragnatela di passaggi azzurra.

Le squadre di Zanetti tendono, però, a gettarsi in avanti con un gran numero di uomini. Questo le espone al contropiede e fa sì che giochino non benissimo contro quei team chiusi a doppia mandata che non aspettano altro se non un lancio lungo per le punte veloci. Non è un difensivista, Zanetti, nel senso italiano del termine: come fanno molti allenatori la difesa sta nel portare il pallone più lontano possibile dalla propria area di rigore. La miglior difesa è l’attacco recita l’antico adagio che ben si sposa a questa situazione. La difesa però deve fare il suo mestiere: il regista può e deve scivolare tra i centrali nell’impostazione, i terzini spingono molto e vanno al cross in diverse occasioni (a margine: avere un attaccante bravo di testa aiuta) e soprattutto tutti pressano. Lo si è visto a Empoli con Dionisi e poi con Andreazzoli, è il concetto tedesco-austriaco del gegenpressing: pressione costante, anche quando si perde palla bisogna aggredire l’avversario per riavere il controllo della sfera o bloccare sul nascere azioni pericolose.

Chi non ama la costruzione dal basso sventoli subito bandiera bianca. Il calcio è entrato nel futuro e il portiere è il primo regista: Vicario difficilmente rimarrà ma ha i piedi perfetti per fare l’estremo difensore con Zanetti, così come gente tipo Romagnoli o Viti ha il cervello e la tecnica per impostare fin da subito. Al netto del mercato – bene ripeterlo – ci si può aspettare un Empoli proattivo, molto organizzato e in grado di tenere sotto controllo il piano o i piani gara durante le partite. Zanetti è giovane e capace, lui e il suo staff hanno idee fresche e Empoli può essere l’ambiente perfetto per farle germogliare. Accardi e Corsi potrebbero aver scelto bene per l’ennesima volta.

Gianmarco Lotti