Di Leonardo Mancuso potremmo parlare per giorni e giorni. Il suo poker velocissimo ha fatto impallidire la Serie B e ha già fatto il giro dei media italiani, prendendosi elogi meritatissimi. Il 2-5 con l’Entella non deve nascondere altri particolari: in primo luogo le falle in difesa, ma quelle le analizzeremo a parte; in secondo luogo la partita magistrale di Leo Stulac. Nel primo tempo ha faticato, ma un po’ meno dei compagni, perché assieme Zurkowski è stato l’unico a provare a creare azioni pericolose. Spesso lo si è visto in uscita palla al piede dalla difesa, con l’intenzione di far ripartire un gioco che ha latitato. Nella ripresa lo sloveno ha probabilmente fatto la miglior prestazione da quando è a Empoli.
Mutuando il famoso quarto d’ora granata del Grande Torino, potremmo definire ‘quarto d’ora azzurro‘ la gran dimostrazione di calcio vista tra il 56′ e il 71’ al Comunale di Chiavari. Stulac è entrato in tutti i gol e la sua sfortuna è che sul tabellino non vanno gli assistman, perché altrimenti la copertina sarebbe stata anche sua. Il primo gol è forse il più banale, una punizione arcuata sulla testa di Mancuso e un pareggio improvviso. Poi ha disegnato calcio, specie sull’1-2 quando ha fatto uno scavetto bellissimo, simile a quelli col pallone a rimbalzo controllato a calcetto. Non contento, ha lanciato benissimo Mancuso sull’1-3 ed è sua la punizione dell’1-4. Gli è mancato il gol, ma a dire così si sfonda il muro della pignoleria.
Stulac è un giocatore ritrovato. Nelle ultime tre sfide non aveva giocato al meglio e la prestazione di Chiavari ha testimoniato che, quando vuole, è un calciatore da Serie A. L’ex parmense è la dimostrazione che, specie nel calcio di oggi, è il contesto a essere determinante per un giocatore. Senza pressione, libero di esprimersi al meglio, lo sloveno ha preso per mano l’Empoli e lo sta aiutando a tornare in alto. Definirlo leader è troppo, ma nel silenzio delle porte chiuse lo si sente urlare e caricare i compagni, impensabile l’anno scorso. Alessio Dionisi allena uomini prima che calciatori, il buon Leo ne è un esempio.
Gianmarco Lotti