L’Empoli ha pareggiato a Verona contro il Chievo, si è buttato fuori da solo dai playoff e ha fallito la promozione in Serie A. C’è un libro di Russel Banks, Il dolce domani, in cui una cittadina americana viene ritratta e ‘vivisezionata’ il giorno dopo un grave fatto che ha colpito la comunità. Come in quel romanzo, bisogna analizzare a mente fredda cosa è stato e cosa sarà il 2019-20 dell’Empoli. È un fallimento? Non proprio, perché comunque le premesse non erano ottime, ma c’è da dire che la Serie A non sarebbe stata meritatissima, non potevano bastare 7-8 partite giocate bene per tornare a affrontare Ibrahimovic e Lukaku. L’Empoli torna a casa da Verona con un pugno di mosche in mano e una domanda che risuona nella testa dei tifosi: “E ora?“.
Ora c’è da pensare alla prossima stagione ma, più di tutto, c’è da capire che ha intenzione di fare l’Empoli. Che progetto sarà messo in piedi? L’Empoli tornerà l’Empoli o si snaturerà come è accaduto a molte provinciali? Chi saranno allenatore e ds? Chi sarà venduto o comprato? Innanzitutto non tutto è da buttare: ci sono giocatori interessanti, c’è una società che ha sempre dimostrato di avere la testa sulle spalle e di sapersi rialzare alla grande nei momenti più forti. Non bisogna però imborghesirsi e pensare davvero di essere la Juventus della Serie B. Primo perché la Juventus i campionati li vince, secondo perché l’umiltà è sempre stata una virtù degli azzurri.
Invocare la cacciata di Accardi adesso è facile (così come era facile dire di voler mandare via Bucchi o Muzzi), ma Accardi non può e non deve essere un capro espiatorio. Non bisogna correre perché le decisioni frettolose nel calcio fanno male, e a Empoli fanno peggio. Il vero Empoli si è visto quasi sempre in situazioni del genere, quando tutto sembrava perso, e quindi c’è da sperare in una pianificazione attenta. Niente nomi altisonanti o allenatori ‘alla moda’, serve un mister che abbia fame (si è parlato di Dionisi) e che la trasmetta ai giocatori. Serve un progetto, un’idea: vocaboli vituperati nel calcio moderno, ma che per l’Empoli potrebbero diventare parole chiave.
La delusione dopo un primo turno dei playoff così ci può stare, ma deve durare il meno possibile perché la bellezza nel calcio sta proprio nell’avere una seconda possibilità ogni dodici mesi. Dunque, a maggior ragione, e ora? La prossima Serie B si preannuncia difficilissima, ma non c’è bisogno dei soldi di Berlusconi o Rosso o di Menez e Hernanes: piuttosto, c’è bisogno di quegli acquisti dalla C alla Valdifiori o di giovani da un vivaio che un tempo era tra i migliori in Europa. E ora è necessario tornare a fare l’Empoli.
Gianmarco Lotti