I due direttori, sportivo e generale, Pietro Accardi e Riccardo Pecini hanno parlato questa mattina sulle pagine dei quotidiani locali, la Nazione e il Tirreno, dell’esonero di Iachini e del ritorno di Andreazzoli. «E’ ovvio che se siamo qui a commentare il secondo esonero stagionale – spiegano i due direttori – ci sono delle colpe che dobbiamo ammettere, ma se abbiamo ritenuto necessario fare questa scelta c’è un motivo preciso e ponderato. Avevamo notato un certo appiattimento in seno alla squadra, pur riconoscendo il grande lavoro di Iachini. Che, per inciso, si è comportato da signore dentro e fuori dal campo. A lungo andare, temevamo che la situazione si sarebbe aggravata ulteriormente e per questo siamo intervenuti». C’entrano i tanti gol presi, ma non solo. «Abbiamo notato – dicono ancora Pecini e Accardi – che sia all’inizio con Aurelio che con Iachini ne abbiamo incassati tanti allo stesso modo, perciò ci siamo detti che forse era un problema individuale. Attenzione, questo non vuol dire che sia colpa dei giocatori, ma che probabilmente non c’era l’atteggiamento mentale giusto, presupposto fondamentale nel calcio di oggi. Beppe ha lavorato tantissimo, ma se la squadra si è intristita è perché probabilmente non è mai scoccata la scintilla tra lui e i ragazzi, che pur mettendosi a disposizione non sono mai entrati veramente in empatia col suo calcio». E allora si torna all’antico. «Quando abbiamo incontrato Aurelio era per capire se in lui c’era lo spirito giusto per affrontare questa nuova avventura. Lo abbiamo visto carico e motivato – spiegano – altrimenti non avremmo fatto questa scelta. Gli abbiamo anche spiegato quello che secondo noi all’inizio non aveva funzionato e su alcune cose lui era d’accordo, su altre meno, ma adesso tocca a lui e alla squadra trovare nuove soluzioni».