Il tecnico azzurro Aurelio Andreazzoli ha parlato sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Una lunga intervista in cui ha parlato del presente e del futuro.
Andreazzoli, lei fino a metà dicembre guardava il calcio in tv e si divertiva in bicicletta. E poi? «E poi è arrivata la chiamata dell’Empoli. Che all’inizio mi ha dato un po’ di “fastidio”, perché mi toglieva dal limbo, dalla tranquillità. Per incontrare i dirigenti ho dovuto tradire il mio gruppo di pedalate. Stavo bene, ma ora sto meglio».
Debuttare in Serie B alla sua età non capita spesso… «Ho fatto la A con la Roma, ma sono partito dalla Seconda categoria. Mi manca solo la Terza e poi le ho fatte tutte. Chissà».
In precedenza aveva sbagliato qualcosa o aveva sbagliato il calcio a non accorgersi di lei? «Sono sempre stato nel calcio con rispetto e attenzione. Non mi lamento di quello che è stato, ho sempre preferito restare nell’ombra. Il mio non è un mestiere semplice: ho consigliato al nostro d.s. Accardi, che è giovane e ha una carriera davanti, di essere sempre molto esigente nella scelta degli allenatori»
Un problema che Accardi si deve porre adesso: resterà anche in A? «Dovete chiederlo a lui». Pietro Accardi, seduto accanto con il d.g. Andrea Butti, annuisce: «Il problema non si pone».
Sui microfoni di Sky ha invece aggiunto.. “Il calcio di Guardiola, Luis Enrique e Sarri rende felici i giocatori che lo interpretano. Quindi per me la direzione da prendere è questa. La tendenza è quella di far esprimere in maniera gioiosa i giocatori, ovviamente abbinando il tutto alla tattica. Uno cerca di prendere il meglio dalle varie esperienze, ciò che è importante è maturare le proprie convinzioni. Ho in testa un modo di essere e un modo di fare calcio tutto mio, frutto di errori miei e di altri che io ho potuto osservare”.