Salì agli onori delle cronache quando Rodrigo Taddei, ai tempi della Roma, si inventò una finta stranissima (riuscita) che fece strabuzzare gli occhi un po’ a tutti. Quando gli chiesero di battezzarla, lui scelse il nome Aurelio. Lo fece in onore della persona che gli aveva suggerito di provare quel movimento che faceva in allenamento anche in partita. Quella persona era Aurelio Andreazzoli.

Il neo allenatore dell’Empoli, dopo una carriera tra i dilettanti e un’esperienza alla Massese in C1, ha costruito le sue fortune da collaboratore tecnico di Spalletti. Prima all’Udinese, poi alla Roma. La decisione di lasciare, nel 2016, fu per stare (parole sue) più vicino alla famiglia. Andreazzoli, massese doc con la passione della bici, sembrava insomma voler uscire dal giro.

Il suo apice lo ha toccato nel 2013, quando subentrando a Zeman alla Roma riuscì a portare la squadra a una finale di Coppa Italia poi persa con la Lazio. Il suo punto di forza è la difesa: quella Roma prendeva pochissimi gol e fu seconda soltanto alla Juventus campione d’Italia come miglior retroguardia del torneo. E’ probabilmente il motivo per cui l’Empoli lo ha scelto, migliorare cioè quel dato che è stato fatale a Vivarini, quello dei gol presi.