Marcello Carli ha parlato oggi pomeriggio. Una lunga conferenza stampa d’addio in cui l’ex direttore generale ha ripercorso le tappe di questa stagione e più in generale del suo cammino in azzurro. “E’ innegabile che dentro di me ci sia grande emozione. Ho passato qui 25 anni della mia vita, ho visto nascere e crescere questo centro sportivo e dentro di me c’è di tutto. Odio la retorica, ma faccio fatica a non esserlo: l’Empoli ha fatto qualcosa di straordinario grazie al lavoro di tutti. Il mio è un ringraziamento esteso a quelle persone che hanno consentito a questa società di fare grandi cose”.
Il futuro dell’Empoli. “Viviamo un momento difficile, ho una ferita devastante ancora aperta, ma questa società può ripartire e fare cose grandi ripartendo dagli errori. L’Empoli ha prospettiva, è forte ed ha tutto per ritagliarsi un futuro importante. Umanamente è impossibile lasciare questa società, posso solo fare il tifoso”.
Gli errori. “Non ha funzionato niente. Siamo retrocessi in maniera clamorosa ed è giusto che anche nei miei confronti sia stata presa questa decisione. Siamo arrivati alla fine con mille paure e mille problemi, è una colpa che ho io: la squadra è arrivata alla fine e non aveva più niente da dire. Se siamo retrocessi è colpa nostra: non voglio sminuire l’impresa del Crotone, ma se avessimo avuto il 20% del loro spirito ce l’avremmo fatta. A Palermo non abbiamo fatto nemmeno il minimo indispensabile: significa che l’annata è stata gestita male”.
Il mercato. “Trovare alibi è stupido, le scelte di mercato forse hanno influito nella misura in cui abbiamo puntato su Gilardino. Non per il ragazzo, ma per una questione tecnica. Su Saponara, invece, posso dire poco: nel girone di andata non aveva fatto nulla e ci aveva dimostrato col suo atteggiamento che l’avventura a Empoli era finita, quindi non rimpiango la cessione”.
L’addio. “L’errore che ho fatto è stato non andare via l’anno scorso, ma era la cosa più semplice. Vado via ora perché mi rendo conto che la storia è finita, ma è inutile continuare a crocefiggerci: se siamo retrocessi è perché abbiamo commesso un sacco di errori. Ho parlato serenamente col presidente, ero partito da casa convinto che sarebbe andata così e quando ho visto che Fabrizio la pensava ugualmente l’addio è stata logica conseguenza”.
I tifosi. “Per far sì che questa società torni grande dobbiamo ricucire la ferita. Se non ritroviamo quell’ambiente straordinario che è sempre stato Empoli questo va solo a discapito della società e della squadra. Quando uno fa il tifoso la squadra è come un figlio: è più semplice cambiare moglie che passione sportiva. Alla gente dico di trattare l’Empoli esattamente così: tuo figlio ha fatto una bischerata, lo aspetti a casa e gli tiri le orecchie. Ma dopo tre giorni gli vuoi più bene di prima”.
L’aneddoto. “Sarei andato via anche se fosse arrivata la salvezza. L’unica differenza è che sarei andato via col sorriso sulle labbra. Ormai mi ero reso conto che per me il tempo in questa società era finito. L’essere rimasto lo scorso anno è stato probabilmente l’errore più grande. Lascio con rammarico a causa della retrocessione. Da dieci giorni non apro un giornale o non guardo trasmissioni sportive. Emotivamente è stata una storia bellissima, quasi irripetibile. Provo solo emozioni positive nei confronti di quella gente che lavora e non appare: il loro contributo è fondamentale”.
Accardi. “Pietro Accardi è un ragazzo giovane, l’ho scelto io e l’ho tenuto con me. Penso che l’esperienza sia importante, lui ha tutte le carte in regola per farlo. Sono a disposizione del presidente per qualsiasi cosa, ma non voglio entrare nelle scelte future dell’Empoli in nessun modo. Pietro ha qualità e il presidente sa scegliere gli uomini. Credo che il club abbia un futuro importante”.
Lo strappo. “A un certo punto c’è stato un distacco tra noi e la gente e noi non siamo stati bravi a ricucire la ferita. Pensavamo che salvandoci avremmo risolto tutti, invece non è andata così”.
Il successore. “Il consiglio che do a chi verrà è di essere se stesso. Se ha un’idea deve portarla avanti senza farsi condizionare da niente e da nessuno: il vero, mio rammarico di quest’anno è che non sono riuscito a trasmettere questo. Abbiamo fatto cose straordinarie quando abbiamo combattuto per questa idea: avevamo difficoltà economiche e tecniche, ma anche prima di Lanciano ero convinto che qualcosa avremmo fatto. Avevo questa percezione. Quest’anno, invece, ho fatto meno ‘casino’: a chi viene consiglio di combattere per la sua idea”.
Martusciello. “Giovanni Martusciello è l’ultimo responsabile di questa retrocessione. Forse abbiamo sottovalutato delle questioni emotive e la pressione che ha avvertito, ma sarebbe troppo facile per me dire che la scelta è stata del presidente. Non è così. Giovanni è stata una scelta anche mia e l’ho difeso a costo di affondare insieme a lui. Diciamo che Sarri e Giampaolo li ho aiutati, lui no: questa è la mia responsabilità più grossa”.
Il passato. “Dopo il play-out del 2012 eravamo messi male anche sul piano economico, ma avevamo voglia di fare. Avevamo avuto paura tutti e abbiamo trasmesso voglia di rinascita. La squadra perdeva, ma si aggrappava a qualcosa. Quest’anno non c’è stato tutto questo: anche a +11 non ho mai vissuto emozioni forti. La società deve comprendere come mai è successo questo e ripartire”.
Il futuro di Carli. “Palermo? Ho avuto un colloquio col presidente, ma potrei anche rimanere fermo. So dove ho sbagliato, non posso subire le cose. Mi posso permettere anche di restare a casa”.