
Massimo Maccarone, capitano dell’Empoli, ha parlato ai microfoni di Radio Lady dopo la centesima rete segnata con la maglia azzurra, domenica contro il Napoli: “E’ un bel traguardo, mi fa molto piacere averlo raggiunto. E’ un bel numero: peccato per come è arrivato perché come ho già detto domenica avrei preferito festeggiarlo in maniera diversa. In questa città continuerò a vivere a fine carriera e anche per me è gratificante averlo realizzato con questa maglia. Sono andato via per 10 anni ma sono sempre stato legato a questa città“.
Traguardo festeggiato con i tifosi: “I tifosi hanno festeggiato con me questi 100 gol: qualcuno più importante, qualcuno meno, ma ogni gol è sempre una gioia. Tavano? L’ho sentito dopo la partita, con lui c’è un grandissimo rapporto. Mi ha fatto i complimenti e ci siamo promessi di vederci presto. Sabato giocherà col suo Prato e forse ne approfitterò per andarlo a vedere. I suoi 118? Gli ho detto ‘Attento che ti raggiungo!'”.
Il gol a cui sei più legato? “Quello contro il Vicenza ai play-out di Serie B. Quella sera nello stadio c’era un’atmosfera quasi surreale. Ci sarebbe bastato anche il pareggio, ma quella rete ha dato la sicurezza finale. Una sfida vissuta con tante emozioni. All’andata meritavamo anche di vincere e al ritorno, dopo un buon primo tempo, ci siamo trovati sotto di due reti. Grazie a Levan e Tavano riamo riusciti a rimontare, poi Dossena è riuscito a parare il rigore a Paolucci”.
Una partita che ha segnato l’inizio di un lungo percorso: “Non mi sarei aspettato niente di tutto quello che è successo dopo. Sapevo solo che avrei voluto finire la carriera qui, non volevo più giocare con nessun’altra squadra. Il mio obiettivo era quello di rimanere a Empoli: da lì grande entusiasmo e grandi gioie sportive. Senza l’Empoli avrei già attaccato le scarpette al chiodo: volevo quasi smettere, per questo dico che Empoli e Sarri mi hanno fatto tornare la voglia di giocare e divertirmi”.
Come mai quest’anno è più difficile segnare? “Ogni anno è particolare, questa stagione sta andando così. Non credo che sia un problema tecnico: io di gol ne ho sempre fatti tanti, non credo di non riuscire più a mirare la porta. Giochiamo in un modo diverso dagli altri anni, si fa un po’ più fatica ad arrivare al tiro. Gli episodi ci stanno dicendo peggio degli altri anni e nelle difficoltà vengono fuori le paure“.
La sosta potrà far bene? “Io penso sempre che sia meglio giocare. Sia nei momenti positivi che in quelli negativi c’è la voglia di scendere in campo per giocare subito e tornare a fare punti. Adesso c’è la Roma e contro le grandi squadre abbiamo sempre fatto bene. Purtroppo abbiamo sbagliato le partite contro Crotone e Chievo. Dobbiamo ripartire con entusiasmo e la voglia di fare queste 9 battaglie finali. A Roma non abbiamo già perso, dobbiamo rendere la vita difficile ai giallorossi”.
L’andamento delle ultime tre vi ha fatto rilassare? “11 punti di vantaggio ti portano anche inconsciamente a un po’ di rilassamento. In campo però si va sempre per vincere e per trovare le vittorie. Sotto vanno a rilento e nelle ultime sei partite hanno fatto solo un punto. Questa fortuna ce l’abbiamo, ma non dobbiamo guardare gli altri. Più punti faremo da qui alla fine più noi avremo il coltello dalla parte del manico“.
Il gol più bello? “Quello di tacco col Palermo sicuramente è tra questi. Poi è anche un gol importante perché è stato il primo in Serie A con la maglia dell’Empoli”.
I primi anni a Empoli? “Eravamo una squadra piena di giovani, mentre i senatori dell’epoca li sento ancora. Davanti ci divertivamo davvero tanto, con mister Baldini. Lavoravamo tanto, ma siamo riusciti a fare grandi cose. Baldini e Sarri? Quelli anni che c’ero anche io con Silvio ci siamo divertiti, giocando davvero bene e provando a fare la partita su qualsiasi campo. Una squadra con un’autostima così vincente ti fa divertire davvero in campo”.
Quanto sei cambiato negli anni? “Tanto, i primi anni avevo ancora i capelli (ride ndr). Fisicamente ero molto più snello e giocavo davanti come prima punta. Col passare del tempo ho cambiato il mio modo di giocare perché mi è sempre più piaciuto allargarmi che giocare fermo lì davanti. Non mi piace stare ad aspettare la palla, ma fraseggiare coi compagni”.
E’ un calcio diverso quello di oggi? “C’è molta meno qualità rispetto a prima. La velocità di pensiero è cambiata molto. Quando ti arriva la palla hai molto meno tempo per ragionare. Devi essere veloce di testa e capire subito le giocate“.
Il compagno di squadra più forte dell’Empoli? “Dico Tavano. Secondo me era un giocatore fantastico. Avrei rubato la sua capacità di andare in profondità: aveva una rapidità nei primi due o tre passi incredibili. Sarri aveva costruito un gioco proprio per le caratteristiche di noi due e insieme avevamo un feeling pazzesco: per questo insieme abbiamo fatto e ci siamo scambiati tanti gol“.
Cosa diresti a un giovane attaccante? “Il miglior consiglio è quello di credere nelle potenzialità. Per arrivare bisogna credere in se stessi senza essere presuntuosi. E’ fondamentale l’umiltà di accettare consigli, io ad esempio lo faccio ancora nonostante abbia tante partita alle spalle. E sopratutto di lavorare perché il lavoro quotidiano paga. Se giochi la domenica la partita va preparata già dal lunedì“.