Renzo Ulivieri (foto gonews.it)


Sul Corriere dello Sport di oggi si parla dei tanti allenatori che ci sono attualmente in serie A e che in un modo o nell’altro hanno iniziato (o hanno avuto a che fare) con Empoli. Sono tanti, ben sette.

Si comincia da Giovanni Martusciello, che qui è cresciuto come tecnico e come giocatore, passando ovviamente per Maurizio Sarri che adesso è a Napoli (e in azzurro si è lanciato definitivamente nel calcio che conta) e Luciano Spalletti, che guarda caso ha iniziato proprio da Empoli. Impossibile dimenticare poi Vincenzo Montella ed Eusebio Di Francesco, cresciuti in azzurro come calciatori, ma anche Gigi Del Neri, che se vogliamo, nel 1998, era stato scoperto proprio da Fabrizio Corsi. Infime Marco Giampaolo, che non ha iniziato a Empoli ma che comunque sulla panchina azzurra ha ritrovato il grande calcio.

“Non è un caso che l’Empoli sia la capitale delle panchine. A Empoli – ha spiegato Ulivieri, sempre sul Corriere – insegnano agli allenatori come si lavora per una società. Accade anche altrove, ma in quella città, in quella società in modo più accentuato. Un tecnico non può pensare a se stesso, ma sempre al club da cui è stipendiato. Chi esce da Empoli si porta dietro per sempre questa educazione. Succede così anche oggi. A Empoli devi fare con poco, ti danno dei giovani da valorizzare o dei meno giovani da rilanciare. Per questo l’allenatore deve aguzzare l’ingegno, deve far crescere i ragazzi e rimettere in corsa i più anziani. A Empoli ci si conosce tutti, la piazza consente a ogni tecnico di lavorare con tranquillità. Il calcio azzurro deriva dall’ingegno. Ingegnarsi nel calcio, se non hai i mezzi, vuol dire far giocare bene la squadra”.