Cresciuto nel settore giovanile dell’Empoli, Alessandro Birindelli ha indossato per 11 stagioni la maglia bianconera della Juventus. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, l’ex terzino ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore: esperienze in Zambia e Romania e nei settori giovanili di Pisa (sua città natale e squadra in cui ha militato, in serie B, nella stagione 2008/2009) e Trapani, poi, la scorsa estate, arriva la classica chiamata che non si può rifiutare: è quella dell’Empoli, la società che lo ha lanciato. Mister Birindelli guida gli Under 17 di Serie A e B, inseriti nel girone A. News.superscommesse.it lo ha contattato in esclusiva.

Mister, partiamo dall’ultimo weekend, particolarmente positivo per la prima squadra (vittoria 4-0 in casa del Pescara) e per le formazioni giovanili azzurre: i suoi ragazzi hanno superato per 2-0 la “sua” Juventus a Monteboro. Come si fa a battere i bianconeri?

“Ho iniziato da qualche mese un percorso con questi ragazzi e fino ad ora abbiamo lavorato soprattutto sulla convinzione, sull’autostima, sulla consapevolezza dei propri mezzi e devo dire che sono soddisfatto. Siamo stati abbastanza costanti nei risultati, poi sono proprio le vittorie contro squadre importanti a darti lo stimolo a lavorare ancora meglio e ancora di più. Il settore giovanile della Juventus è tra i migliori d’Italia, questo successo è motivo di grande soddisfazione”.

Con i tre punti conquistati avete agganciato al terzo posto proprio la Juve, lo Spezia capolista è a 5 lunghezze, il Sassuolo a +2: che campionato si aspetta e qual è l’obiettivo dell’Empoli?

“La classifica non la guardo, specialmente in questo momento della stagione, ma è chiaro che essere nelle prime posizioni fa sicuramente piacere. Il nostro girone è equilibrato, ci sono diverse squadre con rose competitive, questo deve essere uno stimolo per lavorare nel quotidiano, perché è solo impegnandosi giorno per giorno che si migliora. Non so dove può arrivare la mia squadra, ma di sicuro ha un grande carattere”.

Per lei quello ad Empoli è stato un ritorno a casa…

“Vivo ogni giorno un’emozione, sono stato per nove anni nel settore giovanile dell’Empoli. Qui sono cresciuto, per me è come rivivere un momento della mia vita; mi rivedo in questi ragazzi e cerco di interfacciarmi e rapportarmi con loro come i miei istruttori facevano con me, seguendoli e cercando di dargli consigli”.

Cosa vuol dire allenare ragazzi di 15-16 anni? Su quali aspetti si concentra maggiormente?

“A questa età è normale che i ragazzi abbiano degli alti e bassi. Si lavora soprattutto sulla crescita caratteriale, sulle motivazioni e sugli stimoli. Cerco di tenermi aggiornato, è un lavoro impegnativo per me e il mio staff, ma allo stesso tempo affascinante”.

In carriera ha avuto tanti bravi allenatori: chi è quello che le ha insegnato di più?

“Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi allenatori e ognuno mi ha insegnato qualcosa. Ho preso spunto un po’ da tutti, ma mi sono formato un mio pensiero e un mio modo di allenare. Il confronto, la curiosità, la voglia di mettersi sempre in discussione sono fondamentali per un allenatore”.

Molti dei suoi ex compagni hanno intrapreso la carriera da mister: c’era qualcuno che l’allenatore lo faceva già sul terreno di gioco?

“Ho iniziato il mio percorso ad Empoli quando Spalletti era ancora giocatore e si vedeva che in campo dirigeva, era un centrocampista e dava continuamente indicazioni e consigli, soprattutto a noi giovani. Del gruppo Juve ti posso citare Ferrara, Peruzzi, Deschamps, Conte; questa era gente che quando era in campo non stava un secondo zitta, teneva sempre alta la concentrazione e ti spronava a dare il massimo, a volte anche in maniera brusca, ma sapevi che era un qualcosa che in quel momento serviva e lo prendevi in maniera positiva”.

Mercoledì è stato il compleanno di un giocatore con cui ha condiviso diversi anni in bianconero, Alessandro Del Piero: anche lei ha messo la sveglia come Totti per fargli gli auguri?

“Gli ho fatto gli auguri, ma con un po’ più di ritardo, non ho messo la sveglia (ride)”.

La settimana scorsa c’è stata un’altra partita speciale per lei contro la squadra della sua città, Pisa; qual è il suo pensiero sulle vicissitudini societarie che stanno inevitabilmente avendo ripercussioni sul rendimento sportivo della squadra di mister Gattuso e delle formazioni giovanili?

“Spero che si arrivi presto ad una chiusura per la tranquillità e la serenità della città, della squadra, del settore giovanile e della tifoseria e per il bene del Pisa e di tutti coloro che lavorano per il Pisa e amano i colori nerazzurri. Dispiace che si sia arrivati a questo punto, ma credo che siamo ancora in tempo; la svolta nelle trattative ci dovrebbe essere la prossima settimana, poi speriamo possa partire un nuovo percorso con una programmazione sia per la prima squadra che per il settore giovanile”.

Suo figlio Samuele, terzino destro come lei, è capitano della Primavera del Pisa e spesso si allena con la prima squadra allenata da Gennaro Gattuso: è lui il “nuovo” Birindelli?

“Beh, di sicuro, io ormai sono vecchio (ride). Samuele si impegna con grande passione, è giusto che insegua il suo sogno, ma per me è importante che riesca a conciliare il calcio con lo studio. Fino ad ora ci sta riuscendo e per me va benissimo, so quanta passione ha per questo sport ed è giusto che la coltivi”.

Uno sguardo sul campionato di serie A: sesto scudetto di fila per i bianconeri oppure le altre pretendenti possono dire la loro?

“Se devo esprimere un parere dico che la Juventus per l’organico e la mentalità non dovrebbe avere problemi a conquistare il sesto titolo di fila. Il tricolore è nelle mani dei bianconeri, come antagonista principale vedo bene la Roma: la squadra di Spalletti deve ancora trovare l’equilibrio, ma ha giocatori che possono risolvere la partita in ogni minuto”.

E in Champions dove possono arrivare le italiane?

“Il Napoli è la squadra che esprime il calcio più bello, divertente, anche se in fase realizzativa sta facendo un po’ di fatica. Ha avuto la sfortuna di perdere per infortunio Milik, il sostituto di Higuain. Sarri sta provando a cambiare qualcosa lì davanti, però agli azzurri manca un uomo d’area e a livello internazionale credo serva qualcosa in più rispetto a quello che ha il Napoli. La Juventus è una corazzata che se la può giocare alla pari con le grandi, può arrivare sicuramente tra le prime otto. In questo momento non vedo una Juve pimpante, ma, come dice mister Allegri, aspettiamo marzo: è questo il mese in cui ci si gioca tutto”.

L’eurogol nella partita contro il Deportivo (Deportivo La Coruna-Juventus: 2-2, Fase a gironi Champions League 2002/2003): Montero si è messo le mani nei capelli…

“La stagione 2002/2003 è stata importante: ho raggiunto la Nazionale (da terzino sinistro, pur essendo un destro naturale), ho giocato tanto, ho disputato la semifinale di Champions contro il Real Madrid e la finale, segnando anche uno dei rigori. Per me è stato un anno eccezionale, fantastico e il gol al Deportivo (inserito tra i 50 gol più belli della Champions) è una di quelle reti che realizzi quando hai talmente tanta autostima e convinzione che provi a fare cose impensabili”.

Cosa direbbe ad un ragazzo che insegue il sogno di diventare calciatore?

“Quello che dico anche a mio figlio: inseguire il proprio sogno con serietà e passione, ascoltando i suggerimenti di chi ha più esperienza. Gli allenatori possono dare delle indicazioni, dei consigli, ma la molla deve partire dai ragazzi, dalla loro motivazione e dalla loro voglia di impegnarsi e di imparare, anche facendo dei sacrifici”.