Ai microfoni di Radio Lady si è raccontato il tecnico dell’Empoli, Marco Giampaolo, durante il tradizionale appuntamento del giovedì con Incontro Azzurro. Tanta la soddisfazione dopo la vittoria nel derby contro la Fiorentina e dopo una stagione che ha visto l’Empoli ottenere grandi risultati.

Non è stata una vittoria normale quella di domenica: “Era una partita particolarmente sentita che aveva tantissimi significati. Aldilà dell’aspetto tecnico tattico, ci siamo avvicinati al nostro obiettivo vincendo il derby e dando una grande soddisfazione ai nostri tifosi”.

Come è stata vissuta la settimana prima della sfida? “La squadra in settimana aveva dato segnali incoraggianti, i ragazzi sentivano il derby. La vittoria è arrivata contro un’avversario di grande qualità sapendo anche soffrire. Nei primi 20 minuti la Fiorentina ha giocato col piglio giusto, in modo molto offensivo. Alla lunga però siamo riusciti anche a legittimare il risultato. E’ stata la vittoria del collettivo, la partita l’abbiamo vinta tutti insieme”.

Qual’è adesso l’obiettivo? “Il club ha fissato giustamente il traguardo salvezza, ma credo che sia nelle corde di questa squadra una buona posizione finale di classifica. Penso possa essere un riconoscimento per il loro lavoro, quello di far bene nelle ultime gare della stagione. Un periodo di flessione può capitare a chiunque, è successo alla Juve, al Napoli e adesso anche alla Fiorentina. Può capitare a tutti, anche all’Empoli”.

Durante la stagione hanno pesato le assenze? “Oggi per la prima volta dopo tre mesi ho allenato 23 giocatori: non c’era nessuno in infermeria. Le assenze hanno inciso sopratutto nella continuità del lavoro. Faccio l’esempio di Saponara: da 15 giorni si allena con una qualità straordinaria. Adesso ha smaltito i problemi e sono sicuro che farà un finale di stagione all’altezza”.

Sul rapporto coi tifosi:Ho ricevuto tanto affetto, mi hanno accolto benissimo dandomi molto più del credito che meritassi. Lo riscontro anche tutti i giorni al campo di allenamento. Empoli è una piazza che si distingue rispetto alle altre, è diversa”.

Un ambiente che non sembra nemmeno da Serie A: “Da altre parti non capita. Tutte le società hanno il centro sportivo, è tutto molto blindato. Forse è proprio questo il motivo per cui si instaura un rapporto di fiducia con la gente. Nemmeno in tutte le realtà della Lega Pro si trova questo contatto diretto con la tifoseria”.

Diffidenza iniziale: “Credo che sia stato coraggioso il presidente Corsi. Probabilmente pensavano che io potessi far bene, dalla società ho avuto sostegno e partecipazione. Empoli sa fare calcio: oltre che per l’educazione sportiva della tifoseria, questa piazza si distingue per la riconoscibilità calcistica”.

Quando si saprà il suo futuro?La risposta non è semplice. Quello che succederà non lo so e non posso prevederlo. Ringrazierò sempre il presidente Corsi per avermi riportato ad allenare in Serie A dalla Lega Pro. Ho avuto anche la fortuna di lavorare nell’area tecnica con Marcello Carli e Pietro Accardi, li reputo il valore aggiunto della mia esperienza qui“.

Il rapporto con capitan Maccarone: “Massimo mi ha sorpreso. Erano passati 7 anni dall’ultima volta in cui lo allenai e l’ho ritrovato più maturo in una migliore condizione. E’ stato il giocatore che ci ha fatto la differenza, 11 gol sono davvero tanti”.

Nel finale di stagione giocherà chi ha avuto meno spazio? “Voglio alzare il livello della competizione tra di loro senza regalare niente a nessuno. Di volta in volta potrò schierare sei formazioni diverse o sei formazioni uguali. Dipende dalla squadra. Ad oggi abbiamo fatto tre allenamenti e sono già in difficoltà: stanno tutti bene, è molto positivo. Di volta in volta quindi ne sceglierò 11”.

Quanto è stato difficile trovare un gruppo così e proseguire sulla stessa strada? “I discorsi di luglio e agosto me li ricordo. Era una difficoltà più mediatica che tecnica. Nonostante l’anno scorso l’Empoli avesse fatto molto bene e che salvarsi il secondo anno è sempre difficile ho trovato subito un gruppo ambizioso e di qualità”.

Chi la ha sorpresa di più fra i giocatori? “Chi ha giocato meno. Non hanno mai arretrato di un centimetro nell’impegno e nella dedizione negli allenamenti. Mi riferisco a Camporese, a Diousse che all’inizio dell’anno giocava e poi ha trovato meno spazio. Anche Bittante, che adesso sta giocando di più. Anche io ero un giocatore che giocava poco e quindi ho particolare attenzione per questi giocatori”.

Il gruppo unito: “E’ una risorsa. Se si ritrovano, se vanno a cena insieme si cementa la forza del gruppo. Non sono un bacchettone io. Loro scherzano e ridono, ma quando ci si allena sono tutti allineati e coperti e questa è una grande qualità”.

Pelagotti ha saputo all’ultimo che avrebbe giocato contro la Fiorentina: “La posta in palio era alta. Se la vinci però riscuoti tanto. Per lui è stato così, è stato bravo e freddo. Ha dato sicurezza alla squadra con la sua prova. La forza di un gruppo sta nella qualità delle risorse, quando si vedono le cose tutti dallo stesso punto di vista”.

La prossima avversaria è la Lazio: “Hanno tanti giocatori bravi nell’uno contro uno, sono una squadra di qualità. All’andata fu una partita durissima che portammo a casa non senza penare. Arrivano da una vittoria e hanno anche un nuovo allenatore: il beneficio sarà l’innalzamento del livello dell’attenzione. Sul piano tecnico sarà durissima, dovremo fare una grande gara”.

Quanto conta l’organizzazione collettiva di una squadra a grandi livelli? “La formula vincente è far giocare più giocatori possibili di qualità, organizzati collettivamente nel miglior modo possibile. Per giocare a calcio serve qualità”.

Mister Giampaolo, nato a Bellinzona: ci spiega la storia?I miei genitori sono emigrati per lavoro in Svizzero, ma già all’età di due anni sono tornato in Italia. Giocavo sempre per strada. Sono cresciuto in quartiere molto sensibile al gioco del calcio. Con tanti compagni siamo arrivati a giocare in Serie C. A Giulianova sono cresciuto, fa in piccolo quello che fa l’Empoli grazie a un grande settore giovanile”.

Cosa la fa arrabbiare? “La superficialità e la mancanza di impegno. Il non aver passione per il proprio lavoro, timbrando il cartellino e venire al campo. Più che farmi arrabbiare mi fa perdere la stima. Quando c’è la stima concedo anche l’errore: chi ci mette la faccia può anche sbagliare, io li assolvo sempre. Nello spogliatoio ho fatto affiggere una frase: ‘La partita si gioca la settimana, non soltanto la domenica’”.