(foto Empoli F.C.)


di TOMMASO CARMIGNANI

Keep calm and enjoy Empoli. Lo stile ‘british’ è l’esatta antitesi del vulcanico carattere di Sarri. In altre parole, l’ex allenatore azzurro e Marco Giampaolo, almeno davanti alle telecamere, non potrebbero essere più diversi. Ma se sul campo stanno proponendo le stesse idee e lo stesso calcio, chi era pronto a scommettere sull’esonero dell’attuale tecnico entro Natale dovrà ricredersi e chiedere scusa.

Per la stampa nazionale, Marco Giampaolo era un fossile preistorico riportato alla luce dall’Empoli, una società che, sempre secondo i sapientoni, dopo la fine dell’era Sarri non sapeva dove andare a battere la testa. Per il pubblico empolese l’allenatore meritava fiducia (tant’è che nella prima amichevole ci furono subito cori d’incoraggiamento), ma sotto sotto in pochi credevano in lui.

Sicuramente ci credeva l’Empoli. Lo ha fatto anche durante l’estate, quando i progetti di 3-5-2 convincevano il giusto. Quel 3-5-2 si è rivelato decisivo per la vittoria con la Lazio, ma questo è un altro discorso. Giampaolo ci ha messo 16 giornate per demolire tutti i record: ripartendo dai dogmi sarriani ha alimentato il cuore di Maccarone, ha trasformato buoni giocatori in punti di riferimento e ha esaltato Saponara come anche il suo precedessore aveva fatto. Se Sarri ha posto la prima pietra dell’Empoli che vediamo oggi, Giampaolo sta rifinendo i particolari.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è un vero spettacolo. Il paragone con lo scorso anno è diventato stucchevole, ma per chi interessa è +7 per Giampaolo. Sarri si era dimesso perchè non credeva di poter ripetere le imprese degli anni passati, il tecnico di Bellinzona sta addirittura facendo meglio. Come è possibile?

Intanto Sarri, nella prima parte di stagione dello scorso anno, non aveva Saponara, ma questo conta fino a un certo punto. Il merito più grande di Giampaolo, oltre ad aver mantenuto tutto inalterato, è stato quello di restituire nuova linfa al gruppo, dimostrando che il collettivo che Sarri aveva creato insieme ai giocatori brillava di luce propria ed era in grado di camminare sulle proprie gambe. Bastava non toccare niente e Giampaolo è stato bravo in questo, aiutato anche da una società che sul mercato le ha azzeccate tutte.

In molti si sono poi dimenticati che l’allenatore abruzzese questa categoria la conosceva e già in passato l’aveva gestita e domata. La Juventus lo aveva scelto e la Juventus, per chi se lo fosse scordato, non prende mai allenatori a caso. Giampaolo, quindi, ha dato forza e maturità a questo Empoli: gli azzurri di Sarri, esattamente come il loro allenatore, dovevano rasentare la perfezione matematica per vincere le partite. Bastava un calcolo errato e la frittata era fatta. Gli azzurri di Giampaolo, invece, conoscono meglio il campionato, sono più esperti e sanno vincere soffrendo.

Sempre a Giampaolo si deve poi la nuova quadratura di difesa e centrocampo. Se Saponara e Maccarone, da campioni quali sono, hanno ben chiaro quello che devono fare col pallone tra i piedi, pensate un po’ a che giocatori sono diventati i vari Zielinski, Tonelli, Laurini, Mario Rui e Buchel. Mettici l’intuizione di Paredes regista (ma alla Roma non se n’erano proprio accorti??), l’esperienza e la professionalità di Costa, la forza di Skorupski e la validità delle alternative e il gioco è fatto. Queste cose vengono per un motivo e il motivo si chiama Marco Giampaolo.