Davide Moro (foto Empolichannel)


La nuova vita calcistica di Davide Moro, capitano di mille battaglie, l’uomo che ad oggi vanta il maggior numero di presenze con la maglia dell’Empoli, è ricominciata a Salerno. La piazza granata lo ha accolto bene e lui la sta ripagando a suon di ottime prestazioni. Qualche giorno fa, sul quotidiano locale ‘La Città’, Moro ha rilasciato questa bella intervista in cui parla anche dell’Empoli, di Sarri e di Valdifiori. Eccola.

“Sarebbe una canzone d’amore, non struggente ma passionale: perché con questa maglia addosso si palpita, si freme, si sogna. E d’amicizia: perché è composta da un gruppo stupendo. Se fosse una band, sarebbe un bel gruppo rock. Uno di quelli che fa musica tosta, che mentre lo fa si diverte. Lo dico alla Celentano e lo dice soprattutto la classifica: altro che lenta, questa è una Salernitana rock. La canzone è facile, qui la cantano tutti: ‘Non mollare mai’. Per ora il mio unico sogno è andare in B. Sono disposto a tutto, ma per davvero. Io non dico nulla, ma se succede quello che deve succedere, allo stadio mi prendo un microfono e mi metto a cantare a centrocampo. Cosa? ‘Nessun dorma’, che altro potrei? Quella che fa, in un crescendo da urlo… ‘Vincerò, vinceeeròòòò’. Secondo me viene giù tutto l’Arechi. Da quando ci sono io si va a cena tutti insieme e si finisce con il karaoke. Mendicino ha una bella voce, Lanzaro si difende, Pestrin non è male. Sì, mi sa che possiamo fare una bella band… bendata. ‘Semplice’, il coro della Sud è una figata e lo cantiamo pure noi, nello spogliatoio”.

Di certo non sarà semplice conservare il primato nonostante i cinque punti di vantaggio sul Benevento. “Lo sappiamo per primi che non è semplice e soprattutto sappiamo benissimo che questo primato lo dovremo difendere con i denti. L’unica cosa a cui sto pensando è conquistare la serie B con la Salernitana, tutto il resta proprio non conta. Io sono soltanto uno del gruppo. Dal primo giorno che sono arrivato mi sono messo al servizio di tutti, voltando pagina dopo la lunga e bella esperienza di Empoli. Questa è una squadra composta da grandi calciatori. Con Lanzaro avevo giocato, avevo affrontato qualche volta Calil e Gabionetta: ottimi calciatori, come gli altri. Ma mi hanno colpito tutti, appena entrato nello spogliatoio. È un gruppo di cemento, che fa del lavoro e dell’umiltà il punto di forza. Se non sei umile non ribalti le partite quando stai sotto, perché non affronti le difficoltà con la forza e la capacità di superarle. Prendiamo la partita con la Reggina: eravamo sotto di un gol, eravamo bloccati. Se non hai tanta umiltà, se non hai il coraggio che ti arriva anche dalla consapevolezza di essere tutti uguali e tutti proiettati verso un unico obiettivo, quella partita alla fine la perdi. Invece qui ci rimbocchiamo tutti le maniche: ogni giorno, ogni partita, ogni benedetto allenamento”.

 

Una guerra di nervi, insomma:“Assolutamente, fino all’ultima goccia di sangue. Ora è diventata una guerra a chi è più forte, a chi non molla. È una gara a chi è più forte mentalmente. Guai a distrarsi solo un attimo, basta poco e viene giù tutto. I punti che perdi ora non li riprendi mica più. Quella di sabato contro la Lupa Roma sarà la madre di tutte le partite. Che sarà come giocare contro il Benevento. Che sarà una sfida durissima. Che dobbiamo assolutamente vincere. Vincere non è mai semplice. E poi quando si arriva alla fine del campionato le distanze si annullano: non conta se sei primo o ultimo, non conta se hai 70 punti o 30. L’abbiamo visto con la Reggina, con la Paganese. Conta chi ha forza, voglia, spinta. Giocare tre partite all’Arechi sarà importante, qui i tifosi sono eccezionali. Però non dobbiamo farci prendere dall’entusiasmo. Lo dico a tutti: purtroppo non è ancora finita. Restano cinque battaglie, cinque partite contro avversari difficili e che saranno motivati. La Lupa deve salvarsi, la Juve Stabia ci affronterà pensando ai playoff e sarà una gara di sangue. E poi Barletta, Messina e infine la Casertana che punta ai playoff. Ho visto campionati rivoltarsi nelle ultime giornate, ho assistito a dei sorpassi impensabili, a cadute rovinose. La Salernitana deve continuare a fare la Salernitana. Cioè deve essere accesa, affamata, assatanata. Vedremo sabato se la sosta sarà stata utile. So che non possiamo perdere il filo. Il Benevento non mollerà, ma questo discorso non deve proprio riguardarci. Noi al Benevento non dobbiamo assolutamente pensare. O meglio, dobbiamo pensare che il Benevento farà quindici punti. Io dico che dobbiamo farne quindici, poi se ne bastano meno e si fa festa prima…”. Gruppo che proprio ieri ha ricevuto la visita di Claudio Lotito ed annesse raccomandazioni. Moro tesse le lodi del co-patron e racconta di qualche infuocato blitz negli spogliatoi: “In questi mesi ho capito che è uno che sa di calcio, che trasmette carica, determinazione, che sa stare davvero vicino alla squadra. Non vuole mai perdere, ma questo ci sta. Lui vuole sempre vincere e in questo casca bene perché il nostro gruppo pensa solo a quello. Qualche volta quando è entrato all’intervallo era anche più arrabbiato di noi”. Su Menichini e le voci che lo accostano all’Empoli per il post-Sarri: “Io gioco, mica faccio mercato. Non so nulla, magari al mister glielo auguro di andare in serie A. O magari si resta tutti insieme qui l’anno prossimo, e magari è bello lo stesso. Menichini lo conosco da poco, ci vuole tempo per dar giudizi. È uno che sa tenere il gruppo unito, è equilibrato. Ci sa fare. Somiglianze con Sarri? Ogni tecnico ha le proprie idee, di certo entrambi sono molto preparati. Mi fa piacere per Valdifiori, ha 28 anni ma non è mica vecchio. È bravo, ha qualità e quantità, merita la Nazionale ed un top club. Io invidioso? Io ho voluto la Salernitana. Per me vale, anzi è già, la serie A”.

Esperienza, carisma. Coraggio e personalità. Grinta, polmoni e geometrie. In poche settimane Davide Moro ha conquistato Salerno a suon di prestazioni:“Empoli non potrò mai cancellarla però a Salerno sono tornato a vivere. Lo dissi quando arrivai. Ad Empoli negli ultimi tempi avevo avuto problemi personali. Qui la gente ed i compagni mi hanno aiutato, dato la carica. Ho risvoltato, ora sono tornato sereno. Le mie caratteristiche sono di lotta, lo dico io per prima ma non ho mai detto d’esser scarso. E’ è chiaro che non sono Andrea Pirlo ma la palla la so far girare. Il gol con la Reggina è stato pure istinto, quando t’arriva la palla a rimbalzello non devi pensarci. Devi tirare e basta. Con la Reggina realizzai il mio primo ed unico gol in A, nove anni fa però. Il mio ruolo? Io gioco dove serve, dove mi dice il mister, dove ha bisogno la squadra. Da mezz’ala posso affondare un po’ di più cercando gli inserimenti; nel centrocampo a due devo invece stare più attento agli equilibri di squadra ma non è che le cose cambino molto. Non devo vincere io. È la Salernitana che deve andare in serie B. Sono ancora di più estasiato, incantato, sorpreso, meravigliato da questa piazza. Qui c’è una passione incredibile per questa maglia. Mai visto una cosa del genere in vita mia: qui respiri granata pure se stai lontano 50 chilometri dall’Arechi. Difficile da spiegare. Balli, Tosto, Vannucchi me l’avevano detto ma se non tocchi con mano non capisci. Dobbiamo essere bravi a cavalcare l’onda ma sappiamo che adesso è il momento decisivo della stagione. Quello che abbiamo fatto non conta niente. È chiaro che se mancassero due partite potremmo già far festa ma purtroppo non è così. Pure i tifosi devono capirlo: sabato all’Arechi è la partita più difficile che c’è. Loro devono starci vicino, come sempre. Dobbiamo pensare solo a noi, non dobbiamo cadere nella trappola, non dobbiamo logorarci con calcoli e tabelle. Ora contano la testa, il cuore. La voglia di arrivare primi sul pallone. E noi dobbiamo arrivarci”.