
«Salire a San Siro, mettere sotto il Milan (anche se è finita 1-1), e vedere che nella tua squadra una decina di giocatori sono nati e cresciuti nel settore giovanile, ti dà la certezza che hai fatto bene ad investire così tanto sui giovani». È l’istantanea, giustamente entusiasta, del direttore sportivo dell’Empoli Marcello Carli. Quella splendida “decina” è composta dagli otto azzurri “indigeni” del vivaio empolese (Hysaj, Tonelli, Rugani, Signorelli, Pucciarelli, Saponara, Mchedlidze e Bassi) che con mister Maurizio Sarri nella stagione in corso hanno fatto il loro debutto in Serie A (Mchedlidze aveva già esordito nel 2008 nel Palermo).
Sono numeri importanti, quanto quelli dell’Atalanta, il primo club europeo per il lancio nella massima serie di giovani calciatori prodotti dal proprio settore giovanile. Dal 1991, da quando il patron è Fabrizio Corsi, la politica dell’Empoli è stata principalmente questa: «Puntare sui talenti di casa, valorizzare quelli che troviamo in giro o che ci arrivano da altre società», dice Marcello Carli, 51enne di Colle Val d’Elsa, ex centrocampista dell’Empoli, che, prima di diventare ds, è stato responsabile del settore giovanile. La “canterina” azzurra che, ora, Marco Bertelli ha ereditato da Massimiliano Cappellini. Tutti uomini di campo (tra i tecnici ci sono anche gli ex più recenti, Antonio Buscè e Andrea Cupi) che hanno contribuito a fare dell’Empoli l’Ajax italiana.
Una dozzina di formazioni, 250 ragazzi in gioco, dalla scuola calcio alla Primavera di Mario Cecchi, «un giovane empolese che sta facendo bene a dispetto della classifica che non corrisponde alla bontà del calcio che praticano i suoi ragazzi», sottolinea Carli. «Adesso tutti ci puntano i riflettori addosso perché stiamo facendo una stagione eccezionale in Serie A, ma qui anche negli anni della B sul vivaio abbiamo sempre investito almeno 2 milioni e mezzo di euro a stagione». Una cifra importante relativamente al budget a disposizione. Soldi che servono per garantire un servizio di trasporti ad hoc, specie per i più piccoli, e la gestione del convitto di Monteboro «dove l’obiettivo futuro – continua il ds empolese – è tenere non più di 25 ragazzi “fuorisede”». Fino a qualche tempo fa la metà dei “fuorisede” erano campani. Ragazzini saliti a Empoli sulla scia della fortunata nidiata di campioni consacrati come Totò Di Natale, Vincenzo Montella, Nicola Caccia, e Francesco Lodi…
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