Vannucchi ai tempi dell'Empoli


Ighli Vannucchi è uno dei giocatori con più presenze in maglia azzurra. Non ha ancora appeso le scarpette al chiodo: gioca nel Real Querceta, in Eccellenza. Il sito specializzato www.gianlucadimarzio.com lo ha raggiunto per parlare di Empoli, ma anche del suo presente e del suo futuro. Ecco l’intervista:

Non hai mai vestito la maglia azzurra della Nazionale maggiore. E’ questo il tuo rammarico più grande?

“Sì, mi sarebbe piaciuto molto. Nel 2007 ci sono andato vicino con un campionato grandioso ma c’erano ancora i vari Del Piero, Totti. Un vero peccato”.

Ai tempi della Salernitana anche il Milan era sulle tue tracce. Negli anni empolesi poi non mancarono le offerte: ti sei mai pentito di non aver accettato un top club?

“No nessun rammarico. Alla fine la scelta di stare a Empoli è stata mia. Ero felice, protagonista in una piccola squadra ma centrare obiettivi importanti come raggiungere la Uefa e le svariate salvezze mi hanno ripagato eccome”.

Mirko Valdifiori: è lui l’unico giocatore azzurro che ricama gioco come facevi tu? E’ pronto al grande salto o Empoli è la sua giusta dimensione?

“Questo non lo so. Conosco Mirko come un professionista molto serio. Ha la stoffa per far benissimo, lo si vedeva sin da quando era un ragazzino. Per quanto riguarda la posizione in campo io ero più alla Rui Costa, Zidane, lui invece davanti alla difesa alla Pirlo. Siamo diversi, ma nei due periodi storici siamo i punti di riferimento dell’Empoli”.

Hai vissuto per molti anni l’ambiente azzurro. Qual è il segreto del “miracolo” Empoli?

“La società lavora con serietà e serenità, riesce ad avere pazienza ed ha il coraggio di investire sul vivaio. Il risultato si vede e questo deve essere il sogno di ogni squadra, vedere un proprio ragazzo esordire in A. Il calcio al momento non mi piace affatto, i giovani sono scaraventati in Lega Pro senza avere una chance in prima squadra. E’un sistema che deve assolutamente cambiare”.

Chi è il nuovo Vannucchi?

“Non c’è, non esiste. Vannucchi è unico e inimitabile”.

Dopo Viareggio sei voluto restare nella tua Toscana. Al Real Querceta tenti di salire in D. Com’è cimentarsi in una categoria a te finora sconosciuta?

“La qualità in campo è molto diversa, ma le abitudini sono le stesse. E’ chiaro che le categorie fanno la differenza, stadi piccoli e meno persone al seguito. Lo spirito però è divertente e gagliardo”.