Maurizio Sarri (foto Gonews.it)


Maurizio Sarri è tornato a dire la sua. Il tecnico ha parlato sulle colonne della Gazzetta dello Sport in un’intervista realizzata da Guglielmo Longhi. Il tecnico ha paragonato l’Empoli all’Athletic Bilbao, squadra che per tradizione tessera soltanto giocatori di origine basca. Ecco il testo dell’intervista…

A 55 anni, Maurizio Sarri forse non immaginava un impatto del genere con la Serie A. Tra gli allenatori più elogiati di questa prima parte di stagione c’è sicuramente lui, al pari di Allegri e Garcia: meriti riconosciuti da tutti i suoi colleghi. Stupire i grandi con il suo Empoli, il bello del calcio di provincia: “In un momento di crisi del sistema è normale che esca qualcosa di nuovo, ma non paragonateci al Sassuolo e tanto meno al Genoa: quei club hanno una forza economica molto più grande della nostra. Se hanno bisogno di un giocatore, lo comprano. Noi lo si deve costruire”. Otto italiani su 11 in campo, molti dei quali toscani: “Gli stranieri servono solo se fanno la differenza, se alzano il livello del campionato: lo dico da sempre, i nostri giovani sono penalizzati da scelte societarie assurde. Debuttanti? Vediamo: Rugani, Valdifiori, Tonelli… Ho perso il conto. Rugani è di Lucca, Tonelli di Firenze, Pucciarelli di  Prato. Tutti toscani come me. Se c’è un’identità territoriale, è più facile raggiungere un’identità del gruppo e anche di gioco. Noi come l’Athletic Bilbao? Sì, ci può stare”

Empoli ambiente tranquillo per crescere? “Posso confermare, ma i nostri tifosi sono meno freddi di quel che sembra: ti stanno vicini durante la settimana, vogliono vedere i giovani. Contestazioni? Due anni fa in B dopo aver perso 3-0 in casa con l’Ascoli. Niente di particolare in realtà: dopo i tre fischi dell’arbitro, sono arrivati quelli del pubblico. Anche la dirigenza ha avuto pazienza. Nel resto d’Italia invece c’è il solito problema: c’è troppa fretta. Se un giocatore sbaglia tre o quattro partite, va messo sul mercato mentre l’allenatore, si sa, paga per tutti. Il presidente Corsi ha rischiato, mi ha dato fiducia: abbiamo vinto in due. In un’altra squadra mi avrebbero cacciato”.  

Sudditanza psicologica, Sarri cosa ne pensa? “Non voglio entrare in polemica  perché sono stato appena punito…Gli arbitri devono intervenire di meno, far correre di più. Ha ragione Garcia: il calcio deve tornare al centro del villaggio. Sono stato espulso tre volte: anche contro Roma e Milan avevo chiesto spiegazioni all’arbitro su decisioni che non condividevo. Nessuna scena da invasato, ho il sospetto che se al mio posto ci fosse stato l’allenatore di una grande squadra non sarebbe successo nulla. E’ chiaro che il nome conta, condiziona”. 

Cosa non gli è piaciuto invece della Serie A? “Gli stadi: brutti, scomodi, insicuri. E poi i campi. Verona, Genova, Parma: un disastro. In queste condizioni come speriamo di rendere appetibile il prodotto? E’ inaccettabile“. Quale è la quota salvezza e cosa pensa della crisi del Parma? ” Detto che stiamo raccogliendo meno di quello che si meritava, con il livellamento generale l’obiettivo salvezza si è abbassato. Lo scorso anno al Sassuolo sono bastati 34 punti. Il Parma?  Non è un gran momento, ma attenzione: ci può essere una reazione positiva, il gruppo si ricompatta. Fatte le debite proporzioni ho vissuto qualcosa di simile ad Alessandria”.