La sfida tra Serbia e Albania è una specie di derby: tra le due nazionali non corre buon sangue, ma in pochi immaginavano che la partita di ieri sera, martedì, andata in scena a Belgrado potesse finire in quel modo. L’arbitro è stato infatti costretto a sospendere il match a causa di un drone che ha sorvolato lo stadio del Partizan. Sì, avete capito bene: un drone.

Succede tutto verso la fine del primo tempo: un drone con una bandiera del Kosovo, stato a maggioranza albanese che però i serbi considerano cosa loro. La tensione tra le due etnie ha portato in passato alla guerra e la questione evidentemente crea tensioni anche ora che il Kosovo è un paese indipendente. Anche perché la Serbia non riconosce ufficialmente la nuova Repubblica del Kosovo come un paese autonomo e sugli spalti degli stadi serbi spesso riecheggia il grido “Kosovo è Serbia”.

La bandiera che inneggiava al Kosovo con due eroi della guerra contro la Serbia

La bandiera che inneggiava al Kosovo con due eroi della guerra contro la Serbia

Alla vista del drone, atterrato poi sul campo e recuperato da un giocatore serbo, è successo di tutto. Tra le due squadre si è accesa una rissa, il pubblico ha cominciato a lanciare fumogeni e petardi in campo e l’arbitro ha sospeso il match al 41′ del primo tempo. Pare che la Serbia, a un certo punto, avesse intenzione di riprendere a giocare, ma l’Albania non se la sarebbe sentita. Alle trattative per riprendere il match avrebbe partecipato anche Ivan Bogdanov, l’ultrà serbo che seminò il panico a Marassi durante la sfida con l’Italia di qualche anno fa.

In campo c’era anche l’azzurro Elseid Hysaj, involontario testimone di un episodio che travalica i confini del calcio e che affonda le sue radici nella storia. Intanto emergono particolari su chi avrebbe progettato e pilotato il blitz del drone con la bandiera. Si tratterebbe del fratello del primo ministro albanese Edi Rama, che era nella zona Vip dello stadio. Secondo fonti di Belgrado, Orfi Rama sarebbe stato già arrestato.