Daniele Croce (foto Empolichannel.it)


La parola garra, in spagnolo, significa artiglio. Il verbo che gli viene associato è ghermire, graffiare. Nel calcio si usa quando si hanno di fronte squadre che costruiscono così le proprie fortune. Ecco di cosa ha bisogno l’Empoli adesso. Perchè la strada, intrapresa nel primo tempo di Udine e proseguita nella sfida con la Roma, sembra proprio quella giusta. Gli azzurri giocano e divertono, mettono in difficoltà formazioni più attrezzate di loro e riscuotono complimenti un po’ ovunque.

Il problema, come ha detto Sarri nel dopo gara di ieri, sabato, è che coi complimenti non si fanno i punti. “Dobbiamo incattivirci – ha sottolineato il tecnico – ed essere arrabbiati per non aver fatto risultato”. Ha ragione lui: quando non si raccoglie niente non si può essere soddisfatti.

Si può, semmai, prendere per buono ciò che è stato e proseguire lungo quella strada, ma si può anche, anzi si deve, essere arrabbiati per quel qualcosa che ancora manca. L’Empoli, nelle prime due giornate di campionato, non ha segnato neanche un gol. L’assenza di Maccarone si fa sentire, questo è innegabile, ma non è un problema legato agli attaccanti, quanto semmai allo sviluppo della fase offensiva.

Gli azzurri sono belli a vedersi, encomiabili per impegno e spirito di sacrificio, ma per salvarsi in serie A hanno bisogno di ghermire, graffiare. Devono insomma incattivirsi, come ha detto giustamente Sarri, perchè questa è una categoria che non perdona.

Questa non è – non è mai stata – una caratteristica dell’Empoli, molto più simile (perdonateci il paragone) al Barcellona piuttosto che all’Atletico Madrid. Ma nonostante le lusinghe dei tifosi, comunque soddisfatti di quel che hanno visto, Tavano e soci devono cercare di assomigliare un po’ più alla squadra di Simeone piuttosto che alle altre, perchè sul piano del palleggio, dello spirito e dell’applicazione siamo già sulla strada giusta. Ora servono gli artigli per graffiare.

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