“Il calcio italiano è diventato una cosa da froci”. La frase, pronunciata da Maurizio Sarri nel dopo gara di Varese, è circolata molto nelle ultime ore. Un concetto che il tecnico ha espresso durante una conferenza stampa alla quale erano presenti soltanto giornalisti lombardi. Inutile sottolineare il polverone che si è alzato.
Non abbiamo dato conto della cosa perchè prima era giusto parlarne col diretto interessato. Nessun media empolese era presente nel momento delle dichiarazioni, quindi, per correttezza, abbiamo preferito aspettare prima di riportare cose per sentito dire.
Maurizio Sarri, quindi, ha parlato. Lo ha fatto oggi pomeriggio, giovedì, al termine dell’allenamento. Il tecnico è stato definito omofobo e razzista, ma chi lo conosce sa che non c’è niente di più sbagliato. L’allenatore azzurro è una persona perbene, ma si è fatto trasportare dal nervosismo ed ha usato una metafora completamente fuori luogo per descrivere un concetto esclusivamente calcistico. Un aspetto che coi gay non c’entrava proprio niente.
Lui ha sbagliato, su questo non ci sono dubbi, ma il primo ad ammettere l’errore è proprio Sarri. “Non volevo offendere nessuno – ha detto il tecnico – e mi scuso con tutti. Ho usato una metafora sbagliata, dovevo risparmiarmi quella parola. Ma non chiamatemi omofobo, perchè non sono il tipo”.
La parola ‘froci’ è arrivata al termine di un discorso durato quattro o cinque minuti. “Stavo spiegando delle statistiche – ha detto ancora Sarri – e parlavo ai giornalisti del fatto che in Italia vengono fischiati 17 falli in più a partita rispetto all’Inghilterra, dove le regole sono le stesse. Stavo dicendo che c’è troppa tolleranza, che si fischia e si ammonisce per dei contatti che da altre parti vengono considerati regolari. Al che ho detto quella cosa. Non dovevo farlo, ho sbagliato. Chiedo scusa a tutti, ma mi è scappato. Io rispetto tutte le persone, non sono omofobo e non sono razzista. Ci mancherebbe altro”.