644 spettatori: questo il dato ufficiale di chi ieri, martedì 29 novembre, ha sfidato il freddo e il vento per assistere alla sfida di Coppa Italia tra Empoli e Cesena, in programma alle 15. Un martedì lavorativo come tanti altri che ha impedito a chi lavora di poter assistere alla partita della propria squadra del cuore, sia azzurra che bianconera.

Una partita ‘per pochi intimi’ che ha regalato sugli spalti uno spettacolo indecoroso per la Coppa Italia, quella che dopo la Serie A dovrebbe essere il trofeo italiano più prestigioso. Tralasciando l’amarezza del risultato finale, ci si chiede come la Lega calcistica italiana possa aver stabilito questo orario.

I tifosi del Cesena, squadra di Serie B, ieri si sarebbero potuti godere la sfida contro una compagine di categoria maggiore. E, per come è andata, anche festeggiare una bella vittoria in trasferta. Ieri il settore ospiti contava infatti solo una cinquantina di supporter romagnoli giunti a Empoli per il match.

Si parla spesso del problema stadi in italia e della loro arretratezza, ma per prima cosa bisognerebbe far invogliare la gente a riempire gli spalti. Stesso discorso anche per Chievo-Novara, altra gara di Coppa Italia giocata ieri davanti a pochissime persone.

Giocare la sfida sera, come hanno fatto Torino e Pisa, forse non avrebbe riempito il Carlo Castellani, ma avrebbe almeno dato la possibilità a tutti i tifosi azzurri che lo volessero di seguire la propria squadra. Possibilità che purtroppo non è stata concessa fissando la gara in orario lavorativo, come se i supporter azzurri e bianconeri fossero ‘di serie B’.

Empoli é una piccola realtà che è arrivata a grandi livelli e i suoi tifosi meritano lo stesso rispetto di tutte le altre squadre. La vera domanda però è un’altra: se in pochissimi possono seguire la partita, sia allo stadio che alla tv dato l’orario, per chi si stava giocando?

Giorgio Galimberti