Il ritorno del figliol prodigo. Andrea Innocenti, responsabile scouting del settore giovanile, ieri ha parlato per la prima volta dopo il suo arrivo in azzurro avvenuto a dicembre. Ecco l’intervista riportata da La Nazione.

«Avrei voluto ritrovare qualcosa in più. Non è tanto un discorso legato ai risultati – dice lo stesso Innocenti –  ma a ciò che il vivaio ha prodotto per la prima squadra. Questa è una fase statica, non so quanto per colpa dell’Empoli o del calcio italiano. Negli ultimi due anni ho visto tutte le nazionali giovanili e la carenza è notevole. Qui è fondamentale rimettere qualche tassello e ripartire dalle fasce minori, curare maggiormente il territorio. Non c’è da inventarsi nulla, per noi è scontato ripartire dal settore giovanile come abbiamo sempre fatto». Il dirigente ha le idee chiare. «Dobbiamo ricostruire pezzo per pezzo quello che l’Empoli è stato. Il fatto che non ci siano giocatori del vivaio in prima squadra – dice ancora –  può dipendere da tanti fattori. Uno è magari legato alla serie «A», dove è più complicato inserire ragazzi. Non è un alibi, ma era già successo. Può dipendere anche da investimenti che non sono riusciti, anche questo era capitato in passato. Tra le due credo dipenda maggiormente dalla serie A e dalla volontà di fare un campionato di vertice in questa stagione. L’obiettivo della proprietà è invertire il trend».

Si parla anche di lui. «La chiamata dell’Empoli è stata una sorpresa, ma visto che io mi reputo un tifoso mi ha fatto piacere. Le esperienze che ho fatto mi hanno portato ad acquisire un bagaglio importante. Nel calcio giovanile di oggi – spiega poi – capita di andare a parlare con un bambino del 2006 e scoprire che ha il procuratore. Questo è un problema dell’Italia: un paese povero che non ha futuro trasforma il calcio in un mondo dove ci si creano molte aspettative ma dove poi in realtà se ne danno poche. Noi dobbiamo essere artigiani. L’Empoli deve riconquistare il feeling con le famiglie, con le città e con le società del territorio. Tutto questo si era un po’ perso. Dobbiamo far valere il nostro nome, perché alle spalle c’è molto. Ci sono istruttori, campi, strutture e molto altro». La missione è chiara. «Ripartiamo dalle fasce più piccole, ma sapendo anche di dover intervenire su quelle più grandi. La proprietà sa che se c’è da fare un investimento extra Empoli è disposta a farlo. Settimanalmente coi nostri 10-12 osservatori vediamo almeno 50 partite dal vivo e altrettante in video».